Il ragazzo del Sud, diventato garibaldino in Valtrompia, cui è dedicata una via e una piazza.
Nato a Maglie nel 1921, nel 1940 si arruola volontario nell’Aeronautica. Viene promosso sergente in seguito a una missione speciale e decorato con la croce d’argento al valor militare. Altre missioni lo vedono partecipe, sempre ad altissimo rischio, tra cui una in Africa. Finché arriva a Ghedi.
Il 3 settembre 1943 scrive a casa una strana lettera: …se sapeste che dolore vive in noi, dice. E, subito dopo: Voglio seguire la mia sorte, non siate in pensiero di me…Siate forti ancora un po’ e, specialmente quando il pericolo è maggiore, pensate a quelli che come noi hanno sofferto per la nostra Italia…
Sta dunque intuendo che qualcosa di grave sta per abbattersi, se le truppe tedesche si ammassano sul territorio italiano. Dopo l’8 settembre Medico Longo non ha dubbi sulla scelta da fare: sale in montagna, in Valtrompia, e viene ospitato dalla famiglia Belleri di Inzino, presso cui vive per cinque mesi, trattato come un figlio. Quando ottiene i certificati di residenza e può circolare liberamente, comincia a frequentare la casa del parroco (don Carlo Cremona), un antifascista legato alla Resistenza, e gli ambienti garibaldini, che gli assegnano il nome di battaglia “Lino”.
Poi sparisce improvvisamente. Solo un anno dopo i particolari della sua morte vengono resi noti dall’Unità: Il garibaldino Longo veniva catturato dai nazifascisti mentre si recava in missione nella zona del monte Guglielmo (Valle Trompia) il 2 settembre 1944. Lo tennero prigioniero due giorni, lo seviziarono, ma a nulla valse la brutalità fascista, perché il compagno non fece alcuna rivelazione. La mattina del 4 settembre veniva portato sul monte Conche di Concesio V.T. e costretto a camminare scalzo sino alla cima, con i piedi dilaniati dalle sevizie. Davanti al plotone di esecuzione il compagno Longo si scopriva il petto e cadeva coraggiosamente. Esempio di eroismo nella lotta per l’indipendenza della Patria.
Il 25 ottobre 1947, per interessamento della sezione del PCI, la sua salma viene traslata da Inzino al cimitero di Maglie.
Nel ventesimo della Liberazione la Provincia di Lecce assegna ai suoi famigliari la medaglia d’oro e un diploma di benemerenza.
Ora il comune di Maglie gli dedica una via e una piazza.
Bruna Franceschini