L’assessore ai Lavori pubblici e al centro storico del comune di Brescia Mario Labolani ha diffuso ieri un comunicato stampa per rispondere all’articolo del Guardian di sabato 6 aprile sul caso della statua “L’era fascista”. Il comunicato è stato poi pubblicato sul blog dell’assessore, a questo indirizzo. L’irritazione di Labolani è palpabile fin dal titolo, “Cara Lizzy Davies, non abbiamo bisogno che ci venga insegnata la nostra storia!”
L’assessore lamenta che il Guardian abbia voluto dedicare tempo e inchiostro alla “polemica” del Bigio (e non “ad una case-history storico-artistica” sul pregiato colosso), piuttosto che “parlare della nostra nuova ed invidiata metropolitana, della Mille Miglia, il Capitolino (ora vanto UNESCO)”.
Sui monumenti bresciani e sul loro riconoscimento internazionale, in realtà, l’assessore non sembra essere molto informato, come gli fa notare Andrea Curcio in un tweet. In effetti sarebbe bastato un giro sul sito del Comune di Brescia, dove si spiega che sono San Salvatore – Santa Giulia e l’area archeologica monumentale, non il tempio romano, che sono stati iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale.
Stupisce anche un po’ trovare il prestigioso quotidiano britannico, terzo per diffusione nel Regno Unito in formato cartaceo e secondo nella sua versione online, definito “il tabloid” e rimandato al suo passato di giornale locale di Manchester (tanto che più in là ci si chiede se Manchester abbia un Giardino dei giusti come Brescia), manco fosse il Sun o una specie di Abilene Enquirer, sempre che esista una testata con quel nome.
Insomma, “il giornale di Manchester” ha pensato bene di fare del ‘Bigio’ un caso, politico ovviamente. “Lungi da me pensare poi che vi sia della malizia dietro il fatto che le affermazioni del giornale inglese siano state “educate” da una qualche parte politica che voglia strumentalizzare la questione Bigio”. Da Manchester a Brescia… certo. Credono che sia nato ieri?
Ma ecco l’argomento decisivo, inoppugnabile: “Mi chiedo se in ossequio dovremmo demolire tutta piazza Vittoria e i molti edifici bresciani dei primi del secolo”.
Insomma, poco importa che il punto qui sia chiedere a un’amministrazione comunale di non rimettere in piedi una statua rimossa 70 anni fa, brutta (o proprio a essere buoni, non bella), per una bazzecola di spesa che si aggira fra i 400 e i 500 mila euro.
No, apparentemente Brescia è percorsa da una furia iconoclasta che perlustra le strade e i muri cittadini alla ricerca di vestigia del ventennio da spazzare via, palazzi da abbattere e quartieri da sventrare.
Viene da chiedersi cosa penserà mai dei bresciani il buon pensionato di Manchester quando ripiega il suo Guardian…
E questo è niente. Come se non bastasse, “si tira in ballo l’Olocausto e il nazismo: perché certo il Bigio deve centrare [?] ed espiare entrambi”. Manco a farlo apposta, aggiunge l’assessore, il ‘Bigio’ è proprio vicino ad “una targa commemorativa ad Alberto Dalla Volta, amico di Primo Levi ad Auschwitz”.
Ed ecco l’appello: “cara Lizzy Davies: non venirci ad insegnare cos’è il nostro passato”. E via elencando i meriti della tanto disprezzata Leonessa: le vittime dei caduti di tutte le guerre, i viaggi dei nostri ragazzi nei lager nazisti, il Giardino dei giusti (quello che non si sa bene se a Manchester ci sia o meno), il Percorso della memoria, “le formelle che ricordano i deportati bresciani, poste davanti alle loro abitazioni“.
Già. Le pietre di inciampo poste in Piazza della Vittoria, a pochi metri dal ‘Bigio’, a ricordare il punto dal quale Guido e Alberto Dalla Volta furono arrestati da aguzzini fascisti e deportati verso la morte, quelle che poche righe sopra sembravano elemento di disturbo, ospiti indesiderati pronti a intralciare il ritorno del colosso.
Il comunicato si chiude con una sagace invettiva a sfondo culinario, immancabile quando si tratta di ricordare agli Inglesi le loro abominevoli pratiche nutrizionali.
“Chissà se Lizzy” si chiede Labolani “è un’amante della coda alla vaccinara?! Spero di no per lei: perché se comincia a proporre l’abbattimento del Palazzo della Civiltà Italiana o dell’Archivio Centrale, oppure di mettere al rogo le opere di Livio e Cicerone… le toccherà rinunciare a frequentare le trattorie di Trastevere e riabituarsi ai fish & chips“.
I valenti pizzardoni e i guardiani delle biblioteche dell’Urbe siano avvertiti: occhi aperti.
Per approfondire:
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Documento dalle Associazioni Partigiane ANPI e FIVL-Fiamme Verdi di Brescia nella seduta congiunta delle commissioni Lavori Pubblici e altre del Comune di Brescia,
20 marzo 2013 -
Comunicato stampa sul flash mob contro la statua “L’era fascista”, 20 marzo 2013
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Delibera della giunta comunale bresciana del settembre 1945
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Delibera della giunta comunale bresciana del dicembre 1945
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Il presidio contro la statua “L’era fascista” di sabato 23 marzo sul TG3 Lombardia
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Una testimonianza diretta dell’inaugurazione di Piazza della Vittoria con la statua “L’era fascista”, novembre 1932
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Pagina dedicata dal nostro sito alla statua “L’era fascista”