Di seguito, sotto la locandina, trovate il testo dell’intervento del presidente provinciale dell’ANPI di Brescia Giulio Ghidotti all’incontro “Per una valle libera democratica solidale” tenutosi a Gardone Val Trompia sabato 24 ottobre 2015.
“Per una valle libera, democratica e solidale” è l’iniziativa che ci vede qua stamattina con l’obbiettivo di dare voce e visibilità alle esperienze positive di microaccoglienza che in Val Trompia vanno costruendo legami e relazioni importanti.
Un percorso in atto da tempo che val la pena di far emergere e valorizzare, perché si tratta di un percorso arduo, il più delle volte condotto in modo silenzioso, lontano da clamori mediatici locali e nazionali. Media e stampa pronti viceversa a gettarsi e ad enfatizzare episodi e situazioni inammissibili ed intollerabili come quella di S. Colombano, situazioni che preoccupano e da seguire assiduamente, per l’oltraggio alla dignità umana di chi le subisce, per la strumentalizzazione politica e per l’offesa alle Istituzioni democratiche.
Situazioni però non generalizzabili ad una Valle come questa, una valle caratterizzata dal un’ importante storia di solidarietà e di lotta per l’emancipazione, per la giustizia sociale e per la storica lotta liberazione dal fascismo e dal nazismo. (Sella dell’Oca, Croce M, P.Rov.)
Per questo ci ritroviamo in questo luogo, davanti al monumento della Resistenza, nel cuore simbolico e al centro amministrativo della valle, con tre parole d’ordine
PANE PACE LIBERTÀ
le medesime usate settant’anni fa sui volantini per gli scioperi operai del ’43/’44.
Parole riferite ai bisogni concreti di allora, parole che allora spinsero alla Resistenza.
Ma parole che anche oggi dicono dei nostri bisogni concreti nella crisi economica e morale di questo nostro presente.
Inoltre parole che esprimono i bisogni di quanti arrivano da lontano nelle nostre comunità in cerca di una vita più sicura e libera per loro e per i loro figli.
PANE PACE LIBERTÀ
Parole che collegano il presente al passato, che affratellano nel presente e che aprono ad un futuro da costruire insieme.
Qui
Per esprimere pubblicamente queste aspirazioni, sancite come diritti nella nostra Costituzione, per sostenere ed incoraggiare chi sta già operando al soddisfacimento di queste aspirazioni,
Qui
per sollecitare gli indifferenti, per isolare gli strumentalizzatori del disorientamento, della paura e dell’ignoranza, per denunciare dire basta agli imprenditori dell’odio; per farci coraggio reciproco a superare i nostri timori e le nostre le titubanze.
Qui
Soprattutto per esprimere solidarietà e vicinanza ai richiedenti asilo, oggetto di atti di razzismo e di intolleranza, ma qui anche per informare, sensibilizzare e ribadire a cittadinanza, associazioni, Istituzioni, il diritto di tutti e tutte a vivere secondo la Costituzione – in Val Trompia come dappertutto – e richiamando tutti ad assumere le proprie responsabilità, nel fare la propria parte nel campo dell’accoglienza dei profughi.
Per chiedere in primo luogo alle Autorità ed alle Istituzioni che tutelano l’ordine pubblico, di far rispettare il diritto costituzionale, primario per tutti e tutte coloro che stanno in Italia, a vivere in comunità e luoghi liberi da razzismo e xenofobia, liberi da fascismi, da nazismi comunque camuffati, vietando ed impedendo le manifestazioni che sono un palese incitamento all’odio razziale. Cosa si aspetta ad agire in questa direzione ? Cosa ci vuole? Che la prossima volta siano i cittadini a svolgere un compito che spetta allo Stato ed alle sue Istituzioni? Personalmente e come associazione, non lo auspichiamo convinti, come siamo, che sia lo Stato democratico che deve fare – per primo – la sua parte.
E che si decida a farla fino in fondo.
Vedete. Stiamo per concludere il settantennale della fine della Lotta di liberazione.
La ricorrenza ha rivelato un pericolo tanto più evidente dopo il settembre nero alle nostre spalle, con i fascisti che, già sdoganati dalla destra cosiddetta moderata e tra l’indifferenza dei più, scorazzavano e scorazzano in tutt’Italia e anche nelle vie dei nostri paesi.
Il pericolo è che l’allontanarsi nel tempo della Resistenza può tendere a confinarla in un ruolo episodico, un momento tra i tanti del novecento, una storia da scaffale insomma; mentre di converso i virus che hanno alimentato il fascismo storico non hanno mai smesso di mutare e adattarsi alle successive fasi storiche.
Così, razzismo, xenofobia, sufficienza morale, culto della forza, populismo autoritario, conformismo, disposizione a sacrificare la libertà per l’autorità, corruzione materiale e morale non sono rischi connessi al ventennio fascista, sono atteggiamenti ed orientamenti che viviamo oggi, in questa fase calante e problematica della democrazia occidentale.
Dove rivolgersi allora per guarire le nostre società da queste pulsioni nefaste che ricompaiono nelle fasi di crisi economica e culturale, tanto più in presenza di fenomeni migratori che hanno già cambiato e cambieranno le società europee, e le nostre comunità, un cataclisma epocale, che trasformerà per sempre il volto del mondo e perfino della vecchia, nostra rugosa Europa.
Ma l’esito di questo cataclisma, se ne usciremo trasformati in peggio o in meglio dipende anche da come sapremo organizzare l’accoglienza e l’integrazione, ovvero l’estensione dei nostri stessi diritti e doveri costituzionali. Questo è il vero punto, non la ridicola posa di chilometri di fil di ferro, o di milioni di mattoni, destinati a essere travolti come sabbia, o azioni squadriste e propagandiste di bassa lega.
Il vero punto allora è capire se la mescolanza di etnie e culture può farsi senza mutare i princìpi fondamentali ed i diritti costituzionali, eredità della Resistenza, su cui poggia la convivenza democratica; anzi estendendoli a nuovi cittadini.
Temere una “contaminazione razziale” è puro, stupido razzismo.
Ciò che vale la pena di temere, invece, è una contaminazione politica che in nome dell’emergenza cancelli le conquiste costituzionali. È proprio questo eventuale esito che va respinto con lucidità e passione.
Dunque, dare diritti e assegnare doveri sulla base della Costituzione; rispettare la Costituzione: c’è forse un’altra strada logica, proponibile, che non sia solo panico, pregiudizio e viltà?
C’è forse un’altra strada logica, proponibile, che non sia quella di perseguire con testardaggine l’attuazione dei principi costituzionali
art. 1 Democrazia e Lavoro
art. 2 Diritti umani e Doveri di solidarietà politica, economica e sociale delle persone
art. 3 Dignità ed Uguaglianza effettivi per tutti
art. 4 Diritto/dovere del Lavoro
art. 5 Unità della Repubblica nell’ Autonomia e nel decentramento
art. 6 Protezione delle minoranze linguistiche
art. 7 Indipendenza e sovranità di Stato e Chiesa
art. 8 Libertà religiosa nel rispetto delle leggi
art. 9 Tutela del patrimonio culturale: paesaggio, storia e arte
art.10 I diritti dei cittadini stranieri
art.11 La pace
art.12 L’identità repubblicana: il tricolore purificato dalla lotta di Liberazione, simbolo di apertura e non di nazionalismo chiuso e minaccioso.
Concludo con una citazione di Italo Calvino, quello de Il sentiero dei nidi di ragno, che, a chiusura di un altro dei suoi romanzi, le Città Invisibili scrive:
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. (Italo Calvino)
Ebbene.
I principi della Costituzione, le esperienze ed i progetti di cui sentiremo tra poco, la spinta solidaristica e spontanea di tanti e tante, singoli, associazioni ed Istituzioni che stanno vicino ai richiedenti asilo, le sensate strategie istituzionali di microaccoglienza.
Ecco tutto questo non è inferno.
Facciamolo durare e diamogli spazio.”