“Per Beschi Mario, classe 1925, ha tutto inizio il 5 ottobre 1943, giorno del suo 18° compleanno. Proprio quel giorno infatti lo chiamano alle armi: presentatosi al distretto militare di Brescia, l’esercito fascista lo assegna al 32° carristi, di cui però Mario non farà mai parte. Era un lunedì e, invece di presentarsi in caserma, Mario va sui monti di Clibbio assieme ad altri renitenti, iniziando così la sua vita da partigiano. Costretto a consegnarsi ai Carabinieri dopo le continue e pressanti intimidazioni ai suoi familiari, inizia il suo lungo periodo di prigionia: prima a Brescia, poi a Verona ed infine deportato in un campo di concentramento in Germania, nella Foresta Nera. Lottando contro le fatiche e la fame, non perde mai la speranza e nel luglio del 1944 riesce a tornare in Italia, fingendosi interessato ad arruolarsi nella Monterosa. Alla prima occasione però fugge tra i monti liguri, unendosi ai partigiani garibaldini dove gli viene assegnato il nome di battaglia che ancora oggi lo accompagna: “soave”, in ricordo del paese natale della madre del suo comandante. Non ancora diciannovenne, il giovane Mario, perseguendo il suo ideale di libertà e di giustizia, prende quindi parte a numerosi azioni militari e di sabotaggio, per liberare il nord Italia dall’occupazione nazifascista. Dopo un lungo e faticoso viaggio, riesce a tornare nella nostra Vobarno. Poerza, Gardoncello e Monte Cingolo erano diventate la sua casa. Sua e quella di tutta la 122esima brigata Garibaldi. Ed è proprio qui che vive la tanto agognata fine della guerra e la liberazione che oggi festeggiamo.
Grazie Mario, grazie di aver combattuto per la nostra libertà!
Vobarno tutta, tramite il suo Sindaco, ti è riconoscente!”