Lettera degli insegnanti di Travagliato alla famiglia del presidente provinciale onorario, Francesco Pellacini, morto lo scorso 24 ottobre per il suo operato svolto presso l’Istituto Comprensivo di Travagliato.
Caro Signor Francesco,
pochi giorni fa siamo stati informati del fatto che le sue condizioni di salute stavano seriamente peggiorando.
Un velo di malinconia ha velato i nostri sguardi. Questa primavera non la vedremo varcare la soglia del nostro Istituto, accompagnato dalla cara Signora Anna Maria, togliersi il cappello e scendere le scale per raggiungere il teatro ove da qualche anno incontrava i nostri ragazzi.
Scioccamente pensavamo di avere ancora tempo per ringraziarla della disponibilità che ha sempre dimostrato nel venire a parlare di sé ai nostri alunni e ci dispiace di non averlo fatto in precedenza, se non a voce, al termine delle sue visite presso la nostra scuola.
Vorremmo che il nostro ringraziamento giungesse almeno ai suoi cari, in questo doloroso momento del distacco.
Ogni settimana parliamo di storia ai nostri alunni, ogni settimana ci entusiasmiamo per i loro successi nello studio o ci demoralizziamo per il loro disinteresse verso tale disciplina. Nelle occasioni nelle quali hanno avuto la possibilità di incontrarla e di sentire la sua testimonianza relativamente alla Seconda guerra mondiale e alla Resistenza, abbiamo visto grande emozione sui loro volti, su tutti indistintamente; nei loro occhi brillava una luce che poche volte noi, durante le nostre lezioni, riusciamo a far accendere… La loro fronte corrucciata e la loro espressione pensosa ci comunicavano il vortice di emozioni che li stava scuotendo nel profondo … Le lacrime che hanno rigato il viso di alcuni di loro durante la sua “chiacchierata” sono state la prova inequivocabile, se ancora noi non lo avessimo capito, che Lei aveva “fatto centro”, non nelle loro menti, come noi speriamo di fare quando siamo tra i banchi di scuola. Lei aveva colpito il loro cuore, quella parte che i nostri adolescenti tengono così gelosamente nascosta al mondo degli adulti. Che bello vedere i loro occhi rapiti che accarezzavano il suo volto, il loro essere immobili, conquistati, affascinati dalle sue parole, dalle sue espressioni dialettali che Lei, prontamente, non mancava mai di “tradurre” in italiano per i nostri alunni che non sono originari di questi luoghi. Tutti hanno percepito la sua disponibilità a rispondere alle loro domande e si sono sentiti liberi di porle quesiti di ogni tipo, da quelli “storicamente” più seri fino ad arrivare alle banali curiosità alle quali Lei rispondeva con la pazienza di un “caro nonno”.
Molte sue frasi sono rimaste scolpite in loro e più di una volta, nei giorni che seguivano alla sua testimonianza, le ripetevano a noi in classe…” La guerra è una cosa brutta, ragazzi…” “Noi abbiamo lottato perché l’Italia avesse una Costituzione… Difendetela voi ora …” . Noi insegnanti più di una volta avevamo già provato a spiegare loro cosa significhi vivere in un periodo storico nel quale i diritti fondamentali sono negati, … ma come possiamo noi rendere ai ragazzi quell’atmosfera che, fortunatamente, non abbiamo dovuto vivere in prima persona e che abbiamo solo “studiato”? In Lei e nelle sue raccomandazioni quali “Non fatevi mai sottrarre la vostra libertà”, negli aneddoti che, a braccio, raccontava loro con la spontaneità e con la semplicità di “chi c’era “ in quei giorni, i nostri ragazzi hanno visto, attraverso i suoi occhi, l’orrore di ciò che è stato e ne sono stati scossi: forse non hanno aggiunto nuove “conoscenze” a quelle che già possedevano dopo aver letto e discusso in classe il manuale di storia, ma è certo che hanno “capito” quanto a voi sia costata cara molto la libertà che oggi noi diamo per scontata. Abbiamo apprezzato molto il fatto che Lei non volesse mai comparire ai loro occhi come un eroe, il fatto che Lei ammettesse di avere avuto paura, di avere avuto pietà di quei “nemici” morti che non avrebbero più potuto ritornare dalle loro madri … Abbiamo apprezzato la gradualità con la quale li ha condotti a capire che non esiste un nemico in sé stesso, ma che il nemico è colui che qualcuno ci ha portati ad odiare. Un esperto pedagogista non sarebbe riuscito a trovare parole più chiare … Al termine dell’incontro con Lei, ritornati in classe, i nostri ragazzi erano ancora presi dalla meditazione personale sulle “perle” che Lei aveva donato loro. Ognuno ne aveva colta una in particolare, ognuno rifletteva su quella frase che lo aveva particolarmente colpito, come se Lei avesse dettato loro un “compito per casa” e loro dovessero svolgerlo seriamente.
Ora questi ragazzi stanno frequentando i vari Istituti superiori e chissà se mai avremo la possibilità di rivederli in futuro. Ci piace pensare, però, che ogni tanto, forse così, anche per caso, risuoni nella loro mente proprio “quella frase” che ciascuno di loro quel giorno ha ricevuto da Lei in dono e che la loro crescita, come persone e come cittadini, sia un arricchimento per la società italiana, europea e mondiale. Ci piace pensare che, quando mai nella loro vita avranno il coraggio di alzare la voce e di scendere in campo per difendere la propria e altrui libertà di esprimere la propria opinione, di pensare, di scegliere e di essere, Lei sarà dietro di loro e li guarderà con un pizzico di orgoglio perché sono in parte i suoi “ nipoti “ e stanno continuando la sua lotta per la Libertà, non più sui monti è vero, ma con la sua stessa sofferta e convinta determinazione.
Con gratitudine
Gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo di Travagliato