Su questo numero di ANPInews
Notazioni del Presidente Nazionale ANPI, Carlo Smuraglia:
► Puntuale come un cronometro, rispunta – di quando in quando – l’idea del presidenzialismo, da affrontare subito dopo la riforma del Senato. Non so più come fare a ripetere che di presidenzialismo, nell’ANPI, ben pochi vogliono sentir parlare. La stragrande maggioranza di noi è fermamente convinta che questa è una Repubblica ancora troppo fragile perché ci si possa permettere il lusso di insistere su istituti, come il “premierato”, il “presidenzialismo”, e così via, che parlano sempre il linguaggio della concentrazione del potere in poche mani (…)
► Un’altra parola ricorrente, periodicamente, e più che mai dopo la recente sentenza della Corte d’appello di Milano sul “caso Ruby”, è quella di “grazia”. Anche questa è stucchevolmente ripetitiva. Così continueremo ancora a ribadire che sarebbe meglio abbandonare questo discorso, perché mancano tutti i presupposti per una simile concessione(…)
► E’ in corso la proposta di un referendum abrogativo della legge n. 243/12, attuativa del principio di pareggio del bilancio, ormai consacrato (a suo tempo, nel silenzio generale) nella stessa Carta Costituzionale (art. 81). L’iniziativa, strutturata in modo da cercare di aggirare l’ostacolo del divieto costituzionale di promuovere referendum in tema di norme vigenti della Costituzione e di leggi di fisco e di bilancio, ha un incerto destino, perché non sono pochi coloro che dubitano della sua ammissibilità, nonostante l’accorgimento adottato; e già, in materia, vi sono scritti e saggi di notevole interesse, in un senso o nell’altro. Comunque vada a finire, però, l’iniziativa ha un merito, che è quello di esprimere con chiarezza l’avversione ad un sistema rigido di austerità, di assoluto rigore, di pareggi forzati e di vincoli troppo stringenti, che rischia di generare, sua volta (come già accade), effetti negativi sul piano del rilancio delle attività produttive, degli investimenti, delle misure per contrastare la disoccupazione e il precariato, e così via(…)
► Che si può dire ancora di tragedie come quella della Palestina e della morte, nel Mediterraneo, di tante persone (anche donne e bambini) che tentano di uscire da Paesi in guerra o in crisi, cercando una qualunque prospettiva migliore e incappando invece, assai spesso, in un destino fatale? Non si può rimanere inerti di fronte a tanto orrore. Ma le parole non bastano più(...)
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