A nome dell’ANPI provinciale prima di iniziare è doveroso ringraziare chi mi ha preceduto come il presidente ANPI di Lumezzane, la giunta, i consiglieri ed il sindaco Silvestro Vivenzi e tutte le sezioni ANPI e d’arma, tutti i cittadini presenti . Oggi ricordiamo il 69esimo anno della scomparsa di una grande figura, un combattente, un partigiano europeo, comandante della 122esima brigata Garibaldi, medaglia d’argento al valor militare, Giuseppe Verginella operante in questa valle caduto in un’imboscata il 24 dicembre 1944, torturato e dopo diversi giorni assassinato a Lumezzane il 10 gennaio 1945. Certo per la nostra associazione diventa ogni anno importante essere presenti, oltre ad essere un onore e anche un dovere. Diventa però sempre più difficile per una generazione come la mia, che è venuta dopo la guerra, che non ha visto la lotta partigiana essere all’altezza di questo compito per far conoscere in modo obbiettivo la memoria storica, i suoi valori di dignità umana che i partigiani con il loro sacrificio ci hanno lasciato come eredità culturale e morale.
Giuseppe Verginella, nato a Santacroce di Trieste il 17 agosto 1908, era un operaio comunista, che a soli 17 anni venne arrestato per la sua attività politica. La sua lotta politica proseguì in Francia, in Italia e in Spagna, fino all’ingresso nella 54esima brigata Garibaldi in Val Saviore, poi entrato nella 122esima in Val Trompia con il nome di battaglia Alberto. Durante una missione a Provaglio d’Iseo, esattamente a Cremignane, il 24 dicembre 1944, dove doveva incontrarsi con i partigiani di Cremona, che chiedevano aiuto di uomini per un’azione importante (il rapimento di Farinacci, comandante capo delle squadre fasciste, da svolgersi a Cremona), verso le 11 appena giunto sul luogo dell’appuntamento, viene improvvisamente circondato e ammanettato da 5 agenti della questura fascista in borghese. Erano stati certamente informati da qualche delatore. Si hanno buone ragioni per ritenere che la sorte di Verginella fosse già stabilita, perché a Brescia i fascisti e i tedeschi cominciavano a temere lui e la 122esima Garibaldi; è stato verso il 15 dicembre, infatti in una nota pubblicata su Brescia Repubblicana di martedì 19 dicembre 1944, dove viene riportato con rilievo “criminali e sabotatori comunisti assicurati alla giustizia, il capo della squadra politica della questura di Brescia, coadiuvato dai suoi agenti ha condotto a termine una brillante operazione di polizia, riuscendo ad individuare e ad arrestare tutti i componenti di una pericolosissima banda armata comunista”.
Verginella dopo giorni di prigionia e di sevizie, fu prelevato dal carcere di Brescia, dove era rinchiuso, il 10 gennaio 1945 irriconoscibile per le torture subite, ed accompagnato dal vice commissario aggiunto e da altri poliziotti fascisti a Lumezzane per indurlo ad indicare ipotetici depositi di armi. Nonostante le torture, nemmeno una parola esce dalla sua bocca. Nei “confronti” non riconosce nessuno, prendendosi tutte le responsabilità di quanto è accaduto o viene imputato agli uomini della 122esima Brigata Garibaldi. A piedi, circondato dai suoi aguzzini, si incammina sulla strada di Lumezzane, al bivio dei morti di Carone i fascisti lo assassinano sparandogli alle spalle. Il suo corpo rimarrà abbandonato tra la neve sul ciglio della strada, come un sadico gesto della vendetta fascista. Solo al mattino dello stesso 10 gennaio 1945, le mani pietose di un falegname e di alcune donne, trasportavano il cadavere martoriato di verginella sino al cimitero . dove verrà sepolto fino alla fine del 1945; riesumato e con funerali solenni, celebrati a nel suo paese natale, Giuseppe troverà la pace eterna. Fu un grande combattente della libertà un partigiano Europeo. Con Verginella in questa commemorazione vogliamo ricordare tutti i caduti per la libertà di Lumezzane a partire da Bianchi, Marelli, Bonsi, Brugnolotti, Bonomi e Gnali, per citarne alcuni; inoltre tutti quei partigiani e patrioti caduti in Valtrompia ed in provincia. Grazie al loro sacrificio è nata la Costituzione .Il motto dei partigiani era di non tradire più l’uomo; Resistenza era la scelta dell’umano contro il disumano, quale presupposto di ogni ideologia e di ogni etica personale. Ciò che valeva e che dovrebbe sempre valere è da che parte stare se si è appunto dalla parte giusta. Nel campo morale la Resistenza significò rivendicazione della dignità umana uguale per tutti e rifiuto di tutte le tirannie. Capire la Resistenza non è difficile, basta volerlo, ignorarla non è possibile. Penso che questo sia il vero messaggio: la Resistenza non è finita, è stata frutto di grandi odi che aveva seminato un ventennio, ma è stata anche una più vasta lezione per l’avvenire. I primi gruppi partigiani nel bresciano si formarono spontaneamente già dal 10 settembre del 43 e nei giorni successivi, sul monte Guglielmo, nei comuni di Polaveno, Brione, Zone, Pezzoro, Marcheno, Collio, Ponte Caffaro, Bagolino, Marmentino, Anfo, Bovegno, Cevo, Mortirolo e in Valcamonica e Valsabbia. Dal settembre 43 ai primi di maggio del 45 la storia ha stabilito la differenza fra fascismo ed antifascismo, ha fatto capire chi era ‘’con’’ e chi ‘’contro’’. Nelle nostre commemorazioni ci si dimentica quasi sempre di quanto sia stata grande la parte avuta dalle donne nella Resistenza. Come non ricordare in questa occasione Santina Damonti detta ‘’la Berta’’, staffetta partigiana del comandante Verginella, che girava armata e partecipava alle azioni con coraggio. La resistenza delle donne è stata soprattutto una realtà di sentimento e i motivi per aderire erano molti, era una generazione segnata da domande inquietanti, come le leggi razziali e le violenze; molte sono state quelle impegnate nella resistenza. Il numero ufficiale di partigiane italiane era di 35.000 donne su 220.000 partigiani armati. Bisogna certo guardare anche qui nel bresciano con più attenzione alla storia delle donne, che sono state protagoniste nella lotta della resistenza partigiana, dove lo spirito femminile si è distinto per compassione, ribellione, senso della dignità e orgoglio nazionale. Hanno dovuto resistere con partecipazione allo sconforto e alla disperazione tutte quelle madri in attesa del ritorno dei loro figli, partiti o costretti al fronte, esprimendo un solo desiderio: che ritornassero sani e salvi. È soltanto in questo quadro che la parola Resistenza potrà essere resa più umana, più comprensibile e più accetata dai giovani che partecipano a queste commemorazioni . Perché furono i Partigiani che hanno ridato dignità all’Italia dopo la sconfitta del fascismo. Oggi più che mai abbiamo bisogno di ricostruire lo spirito antifascista, con associazioni come L’ANPI, che denuncia con forza tutti quei gruppi e partiti che chiedono uno stato autoritario e che inneggiano con rigurgiti al fascismo. Oggi non possiamo sottovalutare la nuova ondata di provocazioni fasciste e naziste che avanzano in Europa, in Italia e che trova terreno fertile per la mancanza e la sottovalutazione delle istituzioni democratiche nate dalla Resistenza. Giornate come oggi sono rivolte soprattutto ai giovani, uomini e donne che hanno ormai superato di ben due generazioni gli eventi a qui oggi noi ci riferiamo. Giovani che la libertà se la sono trovata addosso, sia pure nelle forme imperfette, e non si sono mai chiesti a chi andrebbe questo merito, giovani che non accettano la retorica, anche semplicemente la commemorazione sui fatti degni di essere ricordati come quello che stiamo celebrando oggi. Di conseguenza essi si scoprono privi di memoria storica perché coloro che avrebbero dovuto portare nelle scuole e nelle istituzioni, si sono sempre e spesso arroccati su posizioni ideologiche contrastanti, come alibi per non volere fare conoscere la vera storia. La guerra e finita da quasi 70 anni, ma i Partigiani hanno ancora buoni motivi per ‘’combattere’’ i pericoli per la Democrazia che sono dietro l’angolo, una costituzione non applicata correttamente, una riforma elettorale che non permette di scegliere direttamente i propri rappresentanti, una magistratura che ogni giorno viene delegittimata, la questione morale che attanaglia politica e istituzioni, poche prospettive per la scuola ed i giovani nel mondo del lavoro, razzismo e nuove destre che tornano prepotentemente ad affacciarsi nella società. L’esempio proprio in questi ultimi anni, qui a Lumezzane, Sarezzo, San Vigilio, dove gruppi facinorosi di Forza Nuova e Casapound, continuano quasi indisturbati ad organizzarsi senza trovare una reazione degna da parte delle forze Democratiche e delle Istituzioni, per fermare le loro e molteplici provocazioni. È a partire da ricorrenze come quella di oggi che l’ANPI chiama tutti alla mobilitazione, senza esitazioni e chiede ai comuni ed alle forze democratiche che prendano posizione, approvando delibere consiliari che mettano al bando le forze provocatrici di estrema destra, applicando realmente la nostra Costituzione . Dobbiamo intervenire con urgenza e determinazione finché siamo ancora in tempo, la storia ce lo ha già insegnato; la difesa ed il rilancio della Costituzione non si può vedere come un arroccamento nel passato, ma rappresenta per noi dell’ANPI un avvio per una più ampia battaglia per la ricostruzione di un tessuto democratico, per il recupero del progetto complessivo di società democratica, pluralista e partecipata, che la Costituzione contiene, estendendola ai bisogni nuovi che la situazione sociale richiede. Noi dell’ANPI no smetteremo mai di fare commemorazioni sui luoghi della Resistenza, dove sono caduti tanti Partigiani, perché siamo consapevoli che si commemora per fare memoria anche con lo scopo di contrastare revisionismi e rigurgiti fascisti, sempre più presenti e come degni rappresentanti dei valori della Resistenza e della lotta di Liberazione noi vogliamo commemorare con orgoglio i nostri Partigiani perché il loro sacrificio e stato un esempio per il futuro. Noi dobbiamo ricordare uomini come il comandante Verginella per dire, che il loro sacrificio non è stato invano e per dimostrarlo concretamente veniamo ogni anno sui luoghi dove ha combattuto la Resistenza e per realizzare nel futuro i vostri ideali di giustizia e di libertà, per fare che generazioni future ricordino il vostro sacrificio e ve ne siano sempre grati, per sentirsi veri uomini liberi. Grazie comandante Verginella grazie partigiani . Ora e sempre Resistenza.
Prima di terminare è doveroso ricordare che la sera del 24 dicembre si è spento Lino Pedroni un Partigiano per noi dell’’ANPI un nostro padre, un grande uomo, Presidente onorario della federazione Provinciale ANPI. A sole 16 anni fu costretto a fuggire dalla città perché già ricercato dalla polizia fascista, si rifugiò in montagna sui monti di questa valle, entrò a far parte nella 122esima Brigata Garibaldi , con il nome di Modroz, comandata da Speziale e Verginella, per 69 anni dalla fine della guerra e dalla lotta Partigiana, non ha mai abbandonato la battaglia per quegli ideali di giustizia e libertà che aveva imparato ad amare e conoscere su questi monti. Tutta la sua vita ha voluto dedicarla a trasmetterli alle generazioni future. È stato per molti anni un dirigente provinciale ANPI come Presidente e fino alla fine dei suoi giorni è stato protagonista dell’unità di tutte le associazioni antifasciste. A uomini come lui, che è stato come un padre per la mia e per le nuove generazioni, dobbiamo il più grande ringraziamento e faremo tutto il possibile per portare avanti il suo sogno ed il suo umile desiderio; l’unità antifascista e portare la memoria storica nelle scuole.
Ciao Lino e grazie da parte di tutti gli antifascisti bresciani.
Piero Massetti
per il Comitato provinciale dell’ANPI di Brescia
Lumezzane, 12 gennaio 2014