CIMITERO MONUMENTALE VANTINIANO – BRESCIA
sabato 28 dicembre 2013
FUNERALI DI LINO PEDRONI
partigiano “Modroz” 122^ Garibaldi – Brigata d’assalto A.Gramsci, Presidente onorario del Comitato provinciale A.N.P.I.
COMMEMORAZIONE UFFICIALE
“Ciao bella”: questo era il saluto che mi rivolgevi quando mi incontravi alla sede dell’ANPI, in occasione di qualche riunione della segreteria o del consiglio provinciale; un saluto che sembrava la variazione su un tema a te caro, quello del canto partigiano “Bella ciao”, che ogni anno, con il tuo vocione potente, intonavi dal palco – montato in piazza della Loggia – in occasione della festa della Liberazione. Dicevi che i partigiani erano “come i panda” – ormai in via di estinzione – e che, quindi, era importante passassero il testimone ai più giovani, per una “Nuova Resistenza”. Proprio per questo ci siamo conosciuti, nel 2005, quando eri presidente dell’ANPI provinciale. Prima avevo sentito parlare di te dal papà e dal nonno – tuoi amici – e da tanti altri compagni e compagne di Urago, sezione alla quale poi mi sono tesserata.
Ancor prima che l’ANPI a livello nazionale – attraverso una modifica del suo statuto – iniziasse ad aprire le porte alle nuove generazioni, tu, Cecco ed Ermanno avevate compreso come l’antifascismo non potesse venir meno con la scomparsa dell’ultimo partigiano rimasto; perché anche nell’Italia di oggi – in fondo – c’è bisogno di Liberazione. Così, nella speranza che il desiderio delle giovani generazioni di conoscere fosse più forte del desiderio di alcuni di confondere, rivedere, revisionare, mi avete chiesto di provare a coinvolgere ragazzi e ragazze di Brescia e provincia per costituire il primo gruppo giovanile dell’ANPI, di cui sono diventata presidente. E mentre in altre parti d’Italia emergeva qualche piccola resistenza da parte dei vecchi partigiani e dei tesserati più anziani – comprensibilmente gelosi dell’associazione autorevole e storica che avevano contribuito a fondare – tu non hai mai manifestato timori, né ci hai negato spazi di autonomia, ritenendo che fosse giunto il momento che l’ANPI, a te tanto cara, iniziasse a camminare anche sulle nostre gambe. Così ci hai incoraggiati, spronati, incitati – nonostante le difficoltà iniziali – ricordandoci che dovevamo fare la nostra parte e che toccava anche a noi portare avanti, con forme nuove, quegli ideali che ti avevano spinto – appena sedicenne – a fondare il Fronte della Gioventù nell’istituto che frequentavi e poi a rischiare la vita in montagna – nome di battaglia “Modroz” – nella 122^ brigata d’assalto Garibaldi. Mi è capitato più volte di accompagnarti, all’approssimarsi del 25 aprile, nelle scuole di Brescia e provincia a raccontare la tua esperienza di partigiano: eri un fiume in piena di ricordi, di aneddoti e di insegnamenti. Il tuo linguaggio era semplice, immediato e nel rievocare quegli episodi – le imboscate, i turni di guardia, i segnali, la battaglia sul Sonclino, la perdita dei compagni – i tuoi occhi si illuminavano e la gestualità si faceva più decisa, quasi concitata. I ragazzi ti ascoltavano rapiti. Tu sapevi – e rimarcavi – che non si trattava solo di un bel racconto avventuroso perché la fame, il freddo, la paura li avevi provati sulla tua pelle. Non dimenticavi mai un richiamo finale alla più preziosa, e forse più fragile, eredità della Resistenza – la Costituzione – né un invito, accorato, a conoscerla e a difenderla da chi, da più parti, ne tradiva la lettera e lo spirito, cercando di riscriverne grossolanamente pezzi importanti. Porto stampata nella memoria l’immagine di te, seduto alla scrivania del tuo ufficio, concentrato nella lettura o intento a scrivere qualche appunto (rigorosamente a mano e in stampato maiuscolo), in quella che – per la quantità di tempo che vi trascorrevi – era diventata la tua “seconda casa”, a tal punto che, quando ti telefonavo, tua moglie – sempre disponibile e quasi rassegnata – mi rispondeva: “ah, qui non c’è, devi cercarlo all’ANPI”. A volte eri tu a chiamarmi al cellulare: esordivi sempre con un forte “Francesca”, cui seguiva immancabile l’annuncio che mi avresti mandata in qualche località remota della provincia in qualità di “oratrice ufficiale”, come eri solito dire in tono solenne. Soprattutto nei primi tempi questi incarichi tanto importanti suscitavano in me qualche timore, ma ti ringrazio, Lino, perché, vincendo i miei indugi, mi hai dato modo di approfondire gran parte degli episodi più salienti della storia della Resistenza di Brescia e provincia. Croce di Marone, Provaglio Val Sabbia, Bovegno, Cevo, la Fratta, Piazza Rovetta, il Sonclino, Villa Fenaroli a Rodengo Saiano, la Levata a Concesio, solo per citarne alcuni: estate o inverno che fosse, tu – fazzoletto al collo – non mancavi mai.
In queste occasioni, quante volte ti ho sentito pronunciare le parole “libertà”, “eguaglianza”, “solidarietà”, “giustizia sociale”, “pace”: dette da te sembravano più cariche di significato, forse perché scandite da chi se le era viste negare per anni. Ci tenevi a far comprendere che la libertà l’avevate conquistata per tutti, anche per chi stava dalla parte sbagliata, ma eri altrettanto convinto che di essa dovesse essere fatto un uso sapiente e onesto perché non fosse trasformata in parola vuota e senza radici. Per questo eri preoccupato che, storpiandone il significato, rialzassero la testa – certo in altre forme e sotto sigle diverse – i nemici di sempre; perché il fascismo è come un serpente che cambia pelle, ma che porta in sé il medesimo veleno. E allora, soprattutto negli ultimi tempi, abbiamo condiviso l’indignazione, le preoccupazioni e le prese di posizione contro i rigurgiti neofascisti di Forza Nuova e di Casa Pound, sempre più presenti anche nella nostra provincia. Quando ci siamo visti la scorsa estate, in seguito alla mia elezione in Consiglio comunale, dopo esserti complimentato, hai immediatamente aggiunto: “Mi raccomando, ora, con il Bigio”, riferendoti a chi – adducendo pretesti artistici e filologici – avrebbe voluto ricollocare di nuovo una statua ingombrante in una città medaglia d’argento della Resistenza e barbaramente ferita da una bomba fascista. Me l’hai ricordato anche qualche mese fa, quando sono venuta a trovarti in ospedale: sebbene la malattia già stesse indebolendo il tuo fisico forte, mi hai accolta seduto in poltrona, con il giornale tra le mani, e non hai esitato un istante a parlare di politica e della necessità di risollevarlo, ancora una volta, questo Paese.
Ci mancheranno la tua ironia; i tuoi collegamenti storici arditi, dai Sumeri alla Resistenza; le tue lezioni di geopolitica in apertura a ogni Consiglio provinciale, a prescindere da quali fossero i temi all’ordine del giorno, che ci facevano sentire vicine anche le ingiustizie più lontane nel mondo; la tua strenua difesa della Costituzione repubblicana del 1948, “nata dalla Resistenza”, come ripetevi di continuo, quasi si trattasse di una litania laica; le lunghe chiacchierate di sera alla Festa provinciale dell’ANPI, a Rovato, accompagnate dalla chitarra di Ale; quella volta che – di ritorno in pullman da Tremezzo, dove avevamo ricordato Teresio Olivelli – per la prima volta hai cantato, emozionato, per me e Paolo, l’inno della tua brigata. Non volevi essere considerato un “eroe”; dicevi di aver semplicemente fatto la tua parte, schierandoti, non restando indifferente. Hai vissuto con la schiena dritta, dedicandoti con generosità – senza risparmiarti mai – a non disperdere il patrimonio ideale della lotta di Liberazione e a farne memoria.
Un grande Presidente della Repubblica – Sandro Pertini – durante il discorso di fine anno del 1978 disse che “i giovani non hanno bisogno di prediche … hanno bisogno, da parte degli anziani, di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”. Grazie, Lino, per essere stato uno di questi esempi e per averci insegnato che si può vivere, lottando per rialzare la testa, anche nei momenti peggiori. E allora, proprio oggi – giorno in cui nel 1943 furono fucilati dai fascisti i fratelli Cervi – mi torna alla mente la frase di Alcide “Dopo un raccolto ne viene un altro”…proveremo a fare anche noi la nostra parte, Lino, come ci hai insegnato tu.
Vicepresidente Comitato Provinciale A.N.P.I. Brescia
Vedi anche:
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Ciao Lino. Il ricordo di Bruna Franceschini
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Il saluto a Lino. L’introduzione del presidente provinciale dell’ANPI Giulio Ghidotti
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Il saluto a Lino. L’intervento della presidente di Nuova Resistenza Silvia Toti
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Il saluto a Lino. L’intervento del rappresentante delle Fiamme Verdi Gian Antonio Girelli
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Il saluto a Lino. Il commiato del presidente provinciale dell’ANPI Giulio Ghidotti
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