Nella ricorrenza dell’anniversario della tragedia del Vajont, ci piace ricordare la figura della giornalista e scrittrice Tina Merlin, già staffetta partigiana durante la Resistenza.
Due anni prima della tragedia, Tina Merlin anticipò quello che sarebbe potuto succedere nella valle, con un articolo pubblicato sull’Unità il 21 febbraio 1961, in cui la giornalista denunciava la possibilità che la frana cadesse nel lago provocando enormi danni.
La stessa Merlin perorò una campagna di informazione contro la diga per tutta la durata dei lavori di costruzione, consultando gli abitanti della valle al di sotto del monte Toc. Inascoltata dalle istituzioni, la giornalista fu denunciata per “diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico” tramite i suoi articoli, processata e assolta dal Tribunale di Milano.
Nel 1963, Indro Montanelli e Dino Buzzati assunsero una posizione critica in merito alle reali cause della tragedia, affermando il carattere di catastrofe naturale della stessa, e tacciando di “sciacallaggio” l’attività di alcuni giornalisti italiani, tra i quali appunto Tina Merlin, accusandola di speculazione politica per i suoi scritti.
Anni dopo Montanelli chiarì la sua posizione, sostenendo che all’epoca voleva evitare un “anticipo di condanna basato su delle voci” poiché secondo la sua opinione “in quel momento era largamente condiviso il sospetto che quelle voci volessero soltanto giovare alla causa di quella parte politica che reclamava la nazionalizzazione dell’industria elettrica”. Prese comunque atto delle responsabilità penali accertate in sede giudiziaria e, pur ritenendo di essere stato male interpretato, si scusò.
(Fonte: Wikipedia)
Ecco la biografia di Tina Merlin, tratta dal sito dell’ANPI:
Clementina Merlin
Nata a Trichiana (Belluno) il 19 agosto 1926, deceduta a Belluno il 22 dicembre 1991, giornalista.
Nota con l’abbreviativo di Tina, col quale sarebbe stata poi sempre chiamata, era entrata nella Resistenza col fratello “Toni” (che sarebbe poi caduto combattendo contro i nazifascisti al comando del Battaglione “Manara”). Dal luglio 1944 alla Liberazione, Tina sarebbe stata una coraggiosa staffetta; coraggio e determinazione che avrebbe mantenuti anche quando, nel dopoguerra, si sarebbe dedicata al giornalismo. Sposata col partigiano Aldo Sirena, che era stato tra i fondatori del CLN di Belluno, ebbe da lui un figlio a cui fu imposto il nome Antonio, in memoria del fratello caduto nella Resistenza. La carriera di giornalista di Tina Merlin cominciò con la pubblicazione di racconti nella “Pagina della donna” de l’Unità. Dal 1951 al 1982 ha lavorato nel quotidiano comunista a Belluno, Milano, Vicenza e Venezia. Consigliere provinciale a Belluno dal 1964 al 1970, Tina Merlin ha pubblicato numerosi saggi, dedicati prevalentemente al ruolo delle donne nella Resistenza; ma più che per la sua produzione letteraria è ricordata per aver messo in luce la verità sulla costruzione della diga del Vajont, che provocò la tragedia di Longarone. Inascoltata dalle istituzioni, la giornalista fu denunciata per “diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”. Processata per i suoi articoli sul quotidiano comunista, fu assolta dal Tribunale di Milano. Dopo la strage del Vajont, avvenuta il 9 ottobre 1963, Tina Merlin tentò di pubblicare un libro sulla vicenda. Il titolo del volume era Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe; soltanto nel 1983 trovò un editore. Nel 1992 è stata fondata, in memoria della valorosa giornalista, una associazione culturale a lei intitolata. Grazie anche a Mario Rigoni Stern, il libro autobiografico della Merlin, La casa sulla Marteniga, è stato pubblicato postumo. Sono intitolati a Tina Merlin la scuola materna del Comune di Vajont (Pordenone) e il circolo ARCI di Montereale Valcellina (PN).