Mario Labolani, a member of Adriano Paroli’s centre-right administration in charge of Public works, attacked the Guardian and its Rome correspondent Lizzy Davies for the paper’s piece on the “Fascist Era” statue.
In a press statement, later published on his weblog, Mr Labolani addressed correspondent Lizzy Davies complaining about the ***note that, in his opinion, the “Fascist Era” issue was given in the piece published on the Guardian on Saturday.
“Dear Lizzy Davies, we don’t need anyone to come over and teach us our own history!” is the title of the press release.
Mr Labolani complains about the Guardian‘s decision to report on the “row” surrounding the Bigio – and not “a historical-artistic case-history“ (in English) on the 24-ft marble giant), rather than “tell of our new, much-envied underground line, the Mille Miglia car race, the Capitolium (now the city’s UNESCO glory), or our fabulous Santa Giulia.”
(The Roman temple is not, as a matter of fact, a UNESCO World Heritage Site. Mr Labolani apparently mixed it up with the monastic complex of San Salvatore-Santa Giulia, which was included in the UNESCO World Heritage Site list in 2011.)
Mr Labolani is surprised to learn that a respected and independent voice such as the “Manchester newspaper” (also referred to as a “tabloid”), may have decided to raise dust, for political reasons, about the ‘Bigio’ statue.
“Should we then tear down the whole Piazza Vittoria and the many early nineteenth century buildings this city hosts?”
Stupisce anche un po’ trovare il prestigioso quotidiano britannico, terzo per diffusione nel Regno Unito in formato cartaceo e secondo nella sua versione online, definito “il tabloid” e rimandato al suo passato di giornale locale di Manchester (tanto che più in là ci si chiede se Manchester abbia un Giardino dei giusti come Brescia), manco fosse il Sun o una specie di Abilene Enquirer, sempre che esista una testata con quel nome.
Insomma, “il giornale di Manchester” ha pensato bene di fare del ‘Bigio’ un caso, politico ovviamente. “Lungi da me pensare poi che vi sia della malizia dietro il fatto che le affermazioni del giornale inglese siano state “educate” da una qualche parte politica che voglia strumentalizzare la questione Bigio”. Da Manchester a Brescia… certo. Credono che sia nato ieri?
Ma ecco l’argomento decisivo, inoppugnabile: “Mi chiedo se in ossequio dovremmo demolire tutta piazza Vittoria e i molti edifici bresciani dei primi del secolo”.
Insomma, poco importa che il punto qui sia chiedere a un’amministrazione comunale di non rimettere in piedi una statua rimossa 70 anni fa, brutta (o proprio a essere buoni, non bella), per una bazzecola di spesa che si aggira fra i 400 e i 500 mila euro.
No, apparentemente Brescia è percorsa da una furia iconoclasta che perlustra le strade e i muri cittadini alla ricerca di vestigia del ventennio da spazzare via, palazzi da abbattere e quartieri da sventrare.
Viene da chiedersi cosa penserà mai dei bresciani il buon pensionato di Manchester quando ripiega il suo Guardian…
E questo è niente. Come se non bastasse, “si tira in ballo l’Olocausto e il nazismo: perché certo il Bigio deve centrare [?] ed espiare entrambi”. Manco a farlo apposta, aggiunge l’assessore, il ‘Bigio’ è proprio vicino ad “una targa commemorativa ad Alberto Dalla Volta, amico di Primo Levi ad Auschwitz”.
Ed ecco l’appello: “cara Lizzy Davies: non venirci ad insegnare cos’è il nostro passato”. E via elencando i meriti della tanto disprezzata Leonessa: le vittime dei caduti di tutte le guerre, i viaggi dei nostri ragazzi nei lager nazisti, il Giardino dei giusti (quello che non si sa bene se a Manchester ci sia o meno), il Percorso della memoria, “le formelle che ricordano i deportati bresciani, poste davanti alle loro abitazioni“.
Già. Le pietre di inciampo poste in Piazza della Vittoria, a pochi metri dal ‘Bigio’, a ricordare il punto dal quale Guido e Alberto Dalla Volta furono arrestati da aguzzini fascisti e deportati verso la morte, quelle che poche righe sopra sembravano elemento di disturbo, ospiti indesiderati pronti a intralciare il ritorno del colosso.
Il comunicato si chiude con una sagace invettiva a sfondo culinario, immancabile quando si tratta di ricordare agli Inglesi le loro abominevoli pratiche nutrizionali.
“Chissà se Lizzy” si chiede Labolani “è un’amante della coda alla vaccinara?! Spero di no per lei: perché se comincia a proporre l’abbattimento del Palazzo della Civiltà Italiana o dell’Archivio Centrale, oppure di mettere al rogo le opere di Livio e Cicerone… le toccherà rinunciare a frequentare le trattorie di Trastevere e riabituarsi ai fish & chips“.
I valenti pizzardoni e i guardiani delle biblioteche dell’Urbe siano avvertiti: occhi aperti.
-
Brescia says No to a 24-ft high fascist statue towering over its central Piazza della Vittoria
-
Former Mayor Paolo Corsini (PD) says No to the Bigio being restored to central Brescia
-
“The Bigio controversy ends up on Twitter”, Corriere della Sera, 13th March 2013
-
Brescia’s “Fascist Era” controversy on Radio Popolare. Interview with president of ANPI Brescia Giulio Ghidotti, 22nd March 2013
-
Rally / flash mob against “Fascist Era” statue on National TV network RAI, 23rd March
- Concerns expressed on Brescia’s “Fascist Era” statue by president of the Shoah Museum Rome
- Brescia’s Fascist Era statue on the Guardian, Saturday 6th April 2013