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#NoBigio: “La polemica sul Bigio corre su Twitter”. Il dibattito sulla statua “L’era fascista” sulle pagine bresciane del Corriere della Sera
La battaglia attorno al Bigio ora si sposta su Twitter
di A. Troncana
Lo status di (statuario) divo esige lusinghe, ma anche pettegolezzi e malignità, seccanti eppure indispensabili per acquisire notorietà. Come diceva il fin troppo citato Oscar Wilde, «in bene o in male purché se ne parli». Il Bigio non può certo esimersi. Adulato da alcuni salotti di destra, rimpianto da un gruppo Facebook (107 iscritti) e assurto a icona gay (vedere il blog Queer e parecchi altri, che ne invocano il ritorno), la statua di Arturo Dazzi ora è dileggiata dagli intellettuali gauche. Basta guardare Twitter. Ieri mattina, per dire, il giornalista e scrittore Luca Bottura ha cinguettato così: «Come se a Brescia i fascisti non avessero rovinato già abbastanza piazze» (segue il link a una pagina web dell’Anpi di Brescia che contesta il ritorno dell’opera in piazza Vittoria). Persino il giornalista del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi ha ritwittato ai suoi 44.548 followers la protesta dell’associazione bresciana. Che non si limita certo al social network. «Stiamo cercando contatti con diverse testate internazionali per dare una più spiccata visibilità al ritorno del maschio fascista in piazza Vittoria. È una querelle, quella sul Bigio, che desta attenzione anche oltre i confini nazionali» assicura il presidente dell’Anpi di Brescia Giulio Guidotti. Non solo: sabato 16 marzo, dalle 16, i ragazzi della Nuova Resistenza hanno organizzato un flash-mob proprio al cospetto del piedistallo dove dovrebbe stagliarsi il vituperato monumento. A chi deciderà di partecipare, o anche solo dare un’occhiata, saranno letti i principi fondamentali della Costituzione, ma soprattutto, con maggior enfasi, la dodicesima disposizione transitoria finale, che vieta la riorganizzazione del partito fascista, di cui il monumento era diventato l’emblema (ben prima di trasformarsi in icona gay). Sul Bigio un membro della Nuova Resistenza, Marco Castelli, ha scritto addirittura una poesia, già adeguatamente volantinata. Eccone alcuni versi: «Sei sterile/nella tua nudità./Non è di Brescia/il tuo feroce sguardo./No, non puoi più sfidare/la piazza che Brescia piange». O ancora passaggi come «Rassegnati/hai già perso (…) Fuori tempo massimo è la tua presenza» e via dicendo. Opinione condivisa, anche se in linguaggio meno aulico, dall’architetto Vittorio Gregotti, che al Corriere, sulla questione della ristrutturazione di piazza Vittoria e del ritorno del monumento, ha dichiarato: «A prescindere da sottese accezioni politiche, trovo sia arbitrario tornare indietro, allo spazio metafisico di Piacentini». A Guidotti, però, il sostegno degli intellettuali di certo non basta: «Il presidente onorario dell’Anpi, Lino Pedroni, ha già chiesto un incontro con il sindaco Adriano Paroli: deve capire che si tratta di un’operazione nostalgica, addirittura pericolosa». E se il primo cittadino a quel punto non dovesse revocare il trasferimento del Bigio, allora dovrà vedersela con una protesta ancora più decisa, sebbene non violenta: «Il giorno in cui dovessero riportare la statua in piazza, troverebbero davanti alla tettoia di via Rose, che la custodisce da anni, un muro umano. Ci opporremo fisicamente».
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