Domenica 16 settembre 2012
Nostro compito è rilanciare l’iniziativa dell’antifascismo, contrastare la disinformazione e la sottovalutazione della menzogna e della violenza agite da formazioni neofasciste e neonaziste.
Anche a Brescia sono state aperte sedi di associazioni che si richiamano al fascismo: di Forza Nuova a Lumezzane, di Casa Pound a Concesio, ancora di Forza Nuova in centro città.
Formazioni che operano in contiguità con la destra istituzionale, che è stata al governo nazionale e lo è ancora in Comuni e Regioni.
Da lì il mausoleo al maresciallo Graziani in un Comune del Frusinate, ad un gasatore e sterminatore di libici ed etiopi, ad un assassino per impiccagione di moltissimi antifascisti e partigiani.
Non va dimenticato che, per alcune settimane, candidato unico della destra alla presidenza della Regione Sicilia è stato Musumeci, esponente della Destra di Storace.
A Brescia un assessore comunale, Labolani, ed una deputata, Beccalossi, chiedono su Piazza Loggia altre piste di indagine diverse da quelle centrate sulla destra eversiva, che loro frequentavano non da comprimari. Ora la sentenza dell’appello del 3° processo sulla strage individua tre colpevoli: due di Ordine Nuovo del Veneto, cosa che dice della continuità tra Piazza Fontana e Piazza Loggia, insieme ad un fascista bresciano, Ermanno Buzzi.
Un’importante tappa di verità. Noi rimaniamo convinti che i manovali non potessero maneggiare esplosivi senza il parere dei loro capi: per questo chiediamo che le ricerche proseguano, che il segreto di Stato venga davvero tolto.
Siamo ancora impegnati per avere verità; senza di essa la democrazia resta fragile, ricattabile: chi sa parli.
I fascisti ed i nazisti sono pericolosi, ce lo insegna tutta la storia del secolo passato: con la menzogna offrono al popolo in difficoltà il capro espiatorio su cui riversare tutte le colpe.
Furono gli ebrei e, prima di loro, per l’Italia “gli imboscati” della prima guerra mondiale.
Sono stati, e forse loro sono ancora, gli immigrati da Paesi stranieri, che “ci portavano via lavoro, ambulatori, case”.
Per il razzismo non c’è ragione alcuna: campa sopra l’ignoranza, il timore, il pregiudizio, la falsità.
A trent’anni dall’inizio della immigrazione è ora di conoscerci e di condividere doveri e diritti, di dare la cittadinanza ai bimbi ed alle bimbe nate qui, di dare il diritto di voto per le amministrative.
È vero che la crisi acuisce la tensione per mancanza di risposte sociali; noi diciamo no alla concorrenza, sì all’unità nelle lotte per il diritto alla casa, alla sanità, ad un lavoro decente e sicuro.
Per le colpe della casta politica, è vero lo scandalo per i privilegi, per la corruzione, per il latrocinio, come rivelano le cronache su Lazio e Lombardia.
Un vero e proprio insulto alla povertà da parte dei rappresentati, democraticamente eletti, del popolo.
Questo, collegato alla inutilità delle assemblee elettive, incapaci di affrontare i problemi sociali, economici, istituzionali, determina la crisi della democrazia.
Il ruolo del Parlamento è svuotato da decisionismo e populismo; soltanto un rapporto stretto con le istanze sociali ed ambientali può ridare senso alla rappresentanza ed a questo istituto centrale della democrazia costituzionale.
Poi, soltanto una rigorosa moralità pubblica ridarà credibilità alle istituzioni.
Noi diciamo no al presidenzialismo, risposta autoritaria alla crisi.
I nostri sì sono alla Costituzione, ai poteri bilanciati, alla indipendenza della magistratura; vogliamo che si vada oltre il bicameralismo perfetto, vogliamo il taglio netto del numero dei deputati, dei senatori e dei loro stipendi, vogliamo una nuova legge elettorale.
Infine diciamo la nostra preoccupazione per la crisi della democrazia nei luoghi di lavoro, dopo l’articolo 8 della legge Sacconi che consente agli accordi aziendali la derogabilità dei contratti nazionale e delle leggi (!), dopo l’indebolimento dell’articolo 18 dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori, che aveva portato la Costituzione dentro i cancelli delle fabbriche: siamo alla mortificazione del sindacato ed all’arbitrio padronale!
Oggi il sindacato che ha più iscritti e più voti alla OM Iveco di Brescia è messo fuori dalla fabbrica!
C’è anche un problema di moralità della nazione, costituito dalla evasione fiscale, che fa dell’Italia il Paese della miseria pubblica e della opulenza privata.
La politica deve saper rappresentare chi patisce la crisi, che dura da ben cinque anni: i disoccupati (a Brescia ben il 6%), i giovani, i pensionati, i lavoratori poveri (uomini e donne).
Solo così si asciuga l’acqua nella quale vivono i fascisti, che di risposte, a modo loro, ne danno; come a Firenze, dove un frequentatore di Casa Pound assassina due senegalesi e ne ferisce altri. L’associazione fascista si affretta a prendere le distanze e ad accusarlo di squilibrio mentale.
Ecco: è bene salutare la decisione della Norvegia che riconosce sano di mente l’uomo che ha trucidato 74 persone, quasi tutti ragazzi e ragazze laburiste; smettiamo di considerare pazzi i violenti.
Ci provano anche verso le fabbriche: servi, ma nemici del sindacato, soprattutto quando è coerente.
Anche nelle scuole si presentano con la loro impostazione neonazista, cavalcano il malcontento giovanile, usano contro gli avversari politici caschi, catene, coltelli.
La nuova destra è nazismo, abbreviazione di nazionalismo e socialismo, come è stata la Repubblica Sociale di Salò.
Contro, noi dobbiamo usare bene l’eredità dei partigiani: coraggio ed intelligenza; facendone memoria.
Si affaccia la questione dell’Europa, scossa dalla crisi, dalla disoccupazione: crescono le risposte nazionaliste.
Il nazionalismo è il padre del totalitarismo, D’annunzio precede Mussolini.
Ora primeggia l’Ungheria, dove il primo ministro afferma che la democrazia può andare bene, ma, se non funziona, la si può cambiare con altri sistemi; qualche tempo fa la Polonia sembrava regredire verso un sistema autoritario senza freni.
Per noi, l’Unione Europea deve rispondere ai disoccupati, ai poveri, portare il continente fuori dalla recessione, dal potere assoluto della finanza e della rendita; noi vogliamo un potere sovranazionale democratico, socialmente attento e responsabile.
Ci tocca fare informazione e promuovere discussione; ci rivolgeremo alle autorità comunali e dello Stato perché venga rispettato l’ordine democratico, vedremo di far applicare la legge Mancino verso le organizzazioni neofasciste e neonaziste.
C’è molto da fare e da pensare.
Ho parlato più a lungo del solito perché, con ogni probabilità, questo è l’ultimo discorso che faccio come presidente dell’ANPI provinciale.
All’inizio del prossimo mese è convocato il Consiglio Provinciale che discuterà le mie dimissioni; sapete che ho deciso di fare una impegnativa battaglia politica verso il rinnovo del Consiglio Comunale e del Sindaco di Brescia nel 2013.
Ho imparato nel sindacato l’importanza dell’autonomia delle associazioni sociali e culturali; conosco bene il ricco pluralismo politico presente nell’ANPI; ho appena detto dei difficili compiti che ci attendono: è bene che l’ANPI bresciana sia libera da vincoli con la mia battaglia politica ed elettorale.
Non lo impone nessuna regola statutaria, ma lo richiede l’importanza del ruolo civile e democratico della nostra associazione.
Al lavoro e alla lotta!