Articolo del Presidente dell’ANPI di Brescia Marco Fenaroli dalla prima pagina di “Ieri e oggi Resistenza” n. 52, dicembre 2011
La Costituzione come bussola
Il Governo Berlusconi è caduto, al suo posto si è insediato il Governo Monti.
Larga maggioranza in Parlamento.
Enormi problemi ereditati. Di fronte al rischio di fallimento dell’Italia si sono imposte le ricette della Banca Centrale Europea: esigono il rientro dal deficit e dal debito.
I “mercati” sono alla ricerca di vittime per perpetuare i loro guadagni, a spese degli Stati ed, alla fine, dei contribuenti. I titoli spazzatura in circolo dal 2008 valevano otto volte la ricchezza prodotta dal mondo.
La mancanza di regole che ha portato al disastro non è stata corretta, la diseguaglianza tra i pochi ricchissimi ed i moltissimi poveri non si è accorciata.
In queste settimane di intenso e teso dibattito sulla nuova fase, anche dopo la presentazione della manovra finanziaria, è mancato un deciso riferimento ai principi costituzionali, unico ancoraggio certo per indovinare una rotta nel tentare di uscire dal disastro nel quale il propagandismo ed il populismo del Governo della Destra hanno precipitato l’intero Paese.
Soltanto la fedeltà alla Costituzione poteva indirizzare bene le gravi scelte che Monti doveva compiere, privo com’è di una sua forza politica autonoma e mentre chi ha provocato i danni è chiamato pure, sebbene non da solo, a sostenere la loro riparazione e va esercitando veti e ricatti.
Fedeltà che, sul piano economico e sociale, pretende il rispetto del principio del lavoro e del buon lavoro, insieme a quelli della solidarietà e della eguaglianza, nel momento in cui tutti devono concorrere al risanamento dei conti pubblici.
E’ chiaro che chi ha il reddito fisso non può più sostenere sulle proprie spalle il peso di tutti gli altri ceti sociali, nei quali la diffusione dell’evasione fiscale è fenomeno conclamato ed è divenuto forma primaria dell’arricchimento (altro che meritocrazia), contro il dettato dell’articolo 53 della Costituzione “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Di questo, purtroppo, nella manovra non si trova chiaro riscontro.
Fedeltà che esige la tutela delle libertà individuali e collettive, messe troppo spesso in discussione da un sistema di informazione monopolizzato dalla precedente coalizione di Governo, da norme gravemente discriminatorie verso gli immigrati, da una legge elettorale che ha trasformato gli eletti in nominati.
Fedeltà che impone disciplina ed onore nello svolgimento delle funzioni pubbliche, come recita l’articolo 54: nettamente contro la prepotenza, la corruzione, il privilegio, l’insulto alla povertà portati ad emblema del potere politico.
Anche il recente arresto di uno dei massimi esponenti bresciani del Popolo delle Libertà ripropone il drammatico ed amplio scenario del furto, perpetrato da eletti nelle istituzioni ed affaristi, ai danni della società e dello Stato.
In questo clima politico finiscono per prevalere i criteri oggi dominanti in economia e che la politica non sa mettere in discussione: quelli del capitalismo finanziario, fonte primaria dei problemi di immiserimento che l’Italia vive, certo aggravati dai limiti storici del modello economico e sociale italiano, oltre che dalla insipienza del Governo della Destra (PdL e Lega) che quei limiti esaltava.
Fuori ormai dal Governo, questa Destra risponde alla crisi con il nazionalismo ed il razzismo: secondo loro, se siamo andati gambe all’aria, è colpa di un complotto, ed è colpa degli immigrati se non si trova lavoro.
La “nuova” variante di nazionalismo e razzismo è già tornata ad essere la secessione: via di fuga obbligata per chi, per stare al potere, ha votato tutte le nefandezze che sono servite a tenere al riparo dalla Giustizia il precedente Presidente del Consiglio.
Fino a che hanno avuto il potere hanno fatto politiche economiche che hanno portato la crisi in tutto il mondo ed in ogni Paese, in direzione diametralmente opposta a quella della Costituzione: hanno tolto tasse ai ricchi, legittimato l’evasione fiscale, la precarizzazione del lavoro, hanno imposto tagli lineari alla spesa sociale, a cominciare da quella sanitaria.
Ora tornano a cavalcare demagogia e populismo; non può mancare una chiara risposta da parte delle forze politiche e sociali che si sono opposte al Governo Berlusconi, giacchè disoccupazione ed impoverimento di massa sono sempre state condizioni ideali per attacchi autoritari ed eversivi contro la democrazia e la eguaglianza.
La Carta Costituzionale è il nostro, mentre lo dovrebbe essere di tutti, strumento di misura delle scelte del nuovo Governo e da essa trarremo ispirazione per le proposte da avanzare e per le iniziative che intraprenderemo.
Risulta, così, evidente la carenza del criterio della giustizia sociale (cui hanno cambiato il nome, ribattezzandola come equità) nei sacrifici imposti.
L’ANPI a Brescia userà tutte le proprie forze per consigliare a tutti ed a tutte questa via costituzionale: l’unica praticabile se si vuole costruire un futuro positivo per la società e per lo Stato democratico, per i lavoratori, per gli studenti, per gli anziani, donne e uomini di questa amata Italia e per la stessa Unione Europea.
Il Governo europeo ha bisogno di una più marcata legittimazione democratica, per respingere l’offensiva nazionalistica e xenofoba in atto in molti Paesi membri e per creare forza unificatrice rispetto alle incertezze delle stesse destre alla guida degli Stati più importanti. Anche questo orizzonte, non abituale alla nostra riflessione, si impone come prospettiva obbligata di impegno concreto.
Si continua ad avvertire forte il bisogno di recuperare credibilità all’impegno politico, smettendo da subito privilegi castali, per saper far uscire l’Italia dalla miseria morale nella quale siamo stati precipitati da chi ci ha governato per quasi venti anni.
Non è facile, ma dobbiamo mettere tutte le nostre capacità a disposizione di questo compito, attingendo al grande patrimonio ideale che ci hanno lasciato gli uomini e le donne che hanno fatto la Resistenza: rilanciare la partecipazione democratica alle lotte civili e sociali, secondo la grande tradizione di cui siamo tutti e tutte eredi.
M. F.
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